martedì 4 dicembre 2012

“Non possiamo più – ci disse – ritirarci.
Abbiamo Mosca alle spalle”
(Franco Fortini, Composita Solvantur )*


Ieri sono andata in visita istituzionale a un pari funzione: appuntamento alle 10:30, io arrivo puntuale alle 10:25 all'ingresso, dopo aver parcheggiato fuori per delicatezza. Dal passo carraio sta uscendo una macchina, vedo che un uomo tarchiato abbassa il vetro: "Lei è la signora con cui ho appuntamento?" Io rispondo gelida "Se lei è XY , sì". "Si accomodi, faccio una firma e in 10 minuti sono di ritorno".
Mi son detta che non valeva la pena guastarmi l'umore vista la splendida giornata e mi sono accomodata.
Dopo una ventina di minuti ritorna, io aspetto in piedi nella hall, perché comunque sono stronza. Mi fa accomodare nel suo ufficio megagalattico e di pessimo gusto in cui mischia poltrone capitonné con un mobile da tinello di stile incerto, con una scrivania da vescovo, con quadri tra la sacrestia e la caserma dei carabinieri. Certo, cosa avrei potuto aspettarmi da un uomo che la prima volta che sento al telefono mi dice "Lei deve essere una bella donna" "Ah, sì? E come lo sa?" "Dalla voce"?
Lo lascio parlare, raccontare il suo essere ufficiale dei bersaglieri - mi mostra il cappello piumato appoggiato sul mobile tinello - e una miriade di altre cazzate. Io pensavo a Porta Pia, ma non gliel'ho detto. Gli ho detto quello che dovevo dirgli e bene, poi mi sono alzata per congedarmi. "Aspetti, le mostro la struttura" e io: "Non vorrei farle perdere tempo..."
Appena fuori dall'ufficio mi guida a destra: "Questa è la nostra cappella" - "Ah, guardi, sono un'ateaccia poco interessata" e lui si giustifica "Sa, l'hanno voluta le suore e poi ci fanno tante donazioni".

Settimana scorsa da noi c'era una messa in memoria, all'arrivo del parroco - che sa benissimo come la penso - esco nel giardino per accoglierlo e salutarlo, come faccio per tutti gli ospiti, e già che c'ero mi sono portata il pacchetto di sigarette. Dopo i soliti convenevoli, il parroco parte con una paternale sui danni del fumo e, al mio sorriso di abbozzo, cambia completamente e repentinamente registro e si mette a raccontarmi di quando bimbo undicenne l'hanno sparato in seminario, di quando per mesi non vedeva la famiglia, di quando doveva giocare a pallone con il talare, e di tutta la sua storia di prete, per concludere con un lapidario "Se tornassi indietro non lo rifarei". Lasciandomi, basita, con la mia seconda sigaretta.

Oggi, alla fine di un incontro all'ASL, il dipendente pubblico  - a cui devo rendere i conti - è partito con un'intemerata sulla nullafacenza della maggior parte dei suoi colleghi. Faceva freddo lì nel parco e io sono un violino: ho rimediato un gran mal di pancia. O forse erano le dichiarazioni di Monti?

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2 commenti:

  1. Da "collega" fumatore incallitissimo non posso non condividere la meravigliosa scoperta della sigaretta elettronica. Anzi, mi sa che ci faccio un post...
    Baci

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